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INTERVISTA IMPOSSIBILE

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Victorine Louise Meurent
Olympia





(1844-1927)


Victorine seduta in uno dei tanti bistrot di Montmartre
con i suoi dipinti sotto il braccio che nessuno più compra.
E’ bella Victorine, mitomane e dissoluta. Tra un bicchiere e
l’altro non le rimane che vendere se stessa.










Beve pesante Victorine, beve al nuovo secolo alle porte
e al vecchio che l’ha vista nascere poco prima della
metà a Hauts -de-Seine, da un padre artigiano.




 

 

Madame a sedici anni era già la modella preferita di Manet, il grande maestro.
Mi ritrasse in Olympia, La bagnante in Colazione sull’erba e in altre tele meno famose.

Ma lei aveva i colori nel sangue, imparò a disegnare e poi a dipingere e divenne lei stessa una pittrice.
Riuscii ad esporre al Salon, purtroppo i miei quadri sono andati persi, abbandonati in chissà in quale stanza d’albergo, sopra quale letto dove il mio corpo era sicuramente più apprezzato. Uno soltanto è rimasto indenne, ora è in bella mostra nel museo di Hauts -de-Seine, mio comune di nascita.

Correva l’anno 1860 quando iniziò a posare per il pittore Thomas Couture.
In quell’atelier incontrai per la prima volta Édouard Manet. Scattò subito la scintilla, io ero ambiziosa e lui, vedendomi, rimase colpito dalla mia bellezza. La definiva ingenua e allo stesso tempo insolente.

Diventò subito la sua modella preferita.
Mi ritrasse a sedici anni in Colazione sull’erba. In primo piano, nuda e comodamente adagiata su un panno azzurro mentre guardo il pittore, ma sono sempre io l’altra donna sullo sfondo intenta a bagnarsi nel fiume.

Il quadro venne esposto al Salon des Refusés nel 1863
Già era stato rifiutato dal Salon ufficiale, provocando uno scandalo. Numerosi critici considerarono l'opera volgare, trattandosi di nudi femminili in libertà, in compagnia di giovanotti borghesi e vestiti elegantemente in abiti moderni. Il pubblico, dal quale Manet si attendeva, forse ingenuamente, la piena approvazione, schernì e derise apertamente l’indecenza del quadro.

A lei andò meglio… da anonima modella di provincia divenne subito famosa…
Non mi feci sfuggire una seconda occasione di posare ancora per il maestro in un’altra opera anticonformista e scandalosa.

Ovvero?
Olympia. Il quadro passò a pieni voti il giudizio degli organizzatori e fu accettato al Salon ufficiale, ma anche Olympia destò grande scandalo più che per le nudità ritratte, per il soggetto rappresentato. In quel periodo Parigi pullulava di quadri a soggetto erotico, ma Olympia era diversa, non era né una Venere, né una ninfa. Era troppo reale e contemporanea, ed al tempo il nudo era consentito solo in ambienti mitologici e comunque lontano nel tempo.

In Olympia lei era solo una comune prostituta figlia del tempo.
Édouard Manet mi ritrasse nel 1863 ma il quadro fu esposto per la prima volta due anni dopo nel 1865 al Salon. Rappresenta un nudo femminile semidisteso su un letto disfatto. L’ambiente sembra simile a quello di una casa di tolleranza.

Quindi nulla lasciava dubitare che la donna fosse una prostituta…
Eh già, ci sono vari elementi nell’opera tra i quali: il fiore fra i capelli, il nastrino di raso nero al collo ed anche il nome stesso di Olympia era tipico delle belle signorine del tempo.

Come mai scelse lei?
Forse perché ero magra e con la pelle chiara, sicuramente lontana dagli stereotipi del tempo. I canoni di bellezza dettavano donne formose e in carne.

Lei era una prostituta di professione vero?
Ero molto nota a Parigi, e Manet mi ritrasse molto somigliante per cui essendo molto riconoscibile alimentò ancora di più l’indignazione del pubblico.

Non fu l’unico elemento di scandalo…
Assolutamente no. Mi ritrasse con lo sguardo diretto allo spettatore, atteggiamento che, dato il mio mestiere, poteva essere interpretato come un segnale di aperta sfida al moralismo dei benpensanti.

… e la mano sinistra che preme sul ventre…
Oh sì anche quello fu oggetto di scandalo, quella mano copriva l’oggetto del mio mercato e la posa ricordava quella delle fotografie pornografiche che circolavano segretamente nei salotti mondani di Parigi.

Vicino a lei una serva di colore…
Esatto! Mi sta porgendo un mazzo di fiori, forse di un corteggiatore che attende dietro la tenda che fa da sfondo all'opera.

Osservando attentamente la tela non mi sembra che Manet abbia voluto rappresentare la bellezza…
Assolutamente no! E’ un dipinto di un realismo crudo, provocatorio, in cui Manet mi rappresenta come una donna minuta, dall’espressione sfacciata e volgare, che non ha problemi, né alcun imbarazzo a mostrarsi così com’è, anche con le sue imperfezioni.

Immagino le reazioni e soprattutto le critiche…
La rappresentazione di una prostituta sul "posto di lavoro” fu giudicata opera altamente immorale se non addirittura indecente. Il pubblico l’accolse così negativamente al punto che qualcuno tentò di sfondare la tela con un ombrello. La direzione del Salon fu costretta a relegare il quadro in un angolo della sala ed in seguito ad esporla al Salon des Refusés.

Dicono che Manet venne colto da una profonda crisi depressiva…
Ben presto si riprese e la risposta a chi lo accusava di dipingere solo nudi provocanti fu la La Femme au perroquet nel 1866. Lì apparivo completamente vestita con un piccolo mazzo di viole. Comunque anche nel “La Chanteuse de rue” ero vestita da capo a piedi ritratta come una modesta cantante che esce da un cabaret.

Nonostante questi sforzi da parte di Manet lei non riuscì a scrollarsi di dosso l’immagine di prostituta.
Per tutta Parigi ormai ero la cortigiana, la ragazza di strada dal carattere dissoluto e spensierato. Per alcuni anni fui costretta a scomparire dalla scena mondana impegnandomi ancor più nello studio del disegno e della tecnica.

Nel 1870 partì per l’America in cerca di fortuna e soprattutto con la speranza di vendere i suoi quadri.
Fu un fallimento tornai a Parigi nel 1876, un mio autoritratto venne selezionato per l’esposizione annuale del Salone, ma i pettegolezzi sulla mia moralità ricominciarono e l’anno successivo le mie opere vennero rifiutate.

Tempi duri per Victorine…
L’arte non mi permetteva di condurre una vita decente… Nel 1883, alla morte del grande maestro, scrissi perfino una lunga lettera alla vedova di Manet. Scrivevo di non aver mai preso un soldo per le mie pose e soprattutto le ricordavo l’impegno di suo marito a riconoscermi una percentuale in caso di vendita delle opere dove lei era ritratta.

Cosa le rispose?
Madame Manet non sapeva nulla di questa promessa e rifiutò.

E quindi?
Anche se non più giovane non mi rimaneva che riprendere il mio mestiere…

Eccola lì Victorine seduta in quel bistrot a Montmartre agli albori del nuovo secolo. Ma quel rosso in lontananza è solo la fine del vecchio. Beve Victorine! Ancora con le sue illustrazioni sotto il braccio che non è riuscita a vendere. Dicono che in quel periodo sia stata molto amica di Marie Pellegrin, più che amica, più che intima. Eccola in quel bistrot mentre continua a proporre i suoi lavori ai clienti dei caffè ed affonda inesorabilmente nella prostituzione.
























 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:
http://www.romagna.net/arsfactory/sapiens/manet.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Colazione_sull'erba_(Manet)
http://www.artsblog.it/post/212/il-capolavoro-della-settimana-edouard-manet-olympia
http://fr.wikipedia.org/wiki/Victorine_Meurent



LiberaEva

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