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INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Olympe Pélissier
L'ultima compagna di Rossini
Modella francese, cortigiana e seconda moglie del compositore
Gioacchino Rossini. Olympe la incontro a Parma a Palazzo Antaldi in
occasione di una mostra dedicata all’opera di Rossini. Lei è bruna e
giovane, ha i capelli raccolti, un filo di trucco, le labbra
sensuali, l'espressione allo stesso tempo è dolce e decisa. 1799
– 1878

.Madame quali sono state le sue origini? Sono
nata a Parigi, al 12 di rue Neuve de L'Abbaye nel 1797,
mia madre Adelaide Descuillier, già vedova da parecchi
anni prefigurava per me una carriera teatrale, ma per il
momento visto che ero ancora un’adolescente e
soprattutto per risollevare le sue finanze più che
modeste mi vendette ad un duca per quarantamila franchi.
Ho capito bene, Madame? La prego, non giudichi
con la mentalità di oggi. Al tempo era normalissimo
affidare la propria figlia, in cambio di denaro, ad un
nobile per iniziarla alla vita mondana.
Lei era
poco più che una bambina, come si comportò il giovane
duca? Ebbe mille accortezze. Addirittura mi allestì
un piccolo ed accogliente appartamento. Ricordo ancora
quel graziosissimo salotto foderato di raso rosa!
Come andò? Lui fu molto gentile, ma ben presto si
rese conto che non ero ancora in grado di soddisfare i
suoi propositi dediti all’educazione sentimentale. Tra
l’altro in quel periodo contrasse una brutta malattia
per cui mi rispedì a casa da mia madre.
Sua madre
cosa fece? Mi diceva che dovevo crescere in fretta,
che il mondo non mi avrebbe aspettato. Comunque non
perse tempo e mi affidò ad un anziano e ricco americano.
Lui si affezionò a me, mi fece quasi da padre,
lasciandomi una rendita di venticinquemila franchi.
Poi cosa successe? Ebbi vari amanti, sempre
scelti da mia madre, finché quando fui in grado di
prendere decisioni autonomamente scelsi di vivere con il
pittore Horace Vernet. Mangiavamo pane ed Arte ed
adoravo fargli da modella. Sono suoi i pochi ritratti
arrivati fino ai nostri giorni. Con lui, finché durò, fu
un vero e grande amore travolgente. Fu lui a farmi
sentire donna nonostante avessi avuto precedentemente
parecchie relazioni.
Leggo dalla sua biografia
che ricevette moltissime proposte di matrimonio… Eh
sì... al tempo frequentavo i salotti più esclusivi della
città e quindi conobbi molta gente importante tra i
quali: un ricchissimo banchiere, un romanziere e lo
scrittore Honoré de Balzac. Del resto, a detta di tutti,
ero molto bella ed era il mio mestiere incantare gli
uomini. Il denaro non mi mancava e quindi mai avrei
accettato quelle proposte senza sentimento.
Si
divideva tra l’arte e il denaro… Imparai ad
apprezzare il valore dei soldi. Ero e sono convinta che
fossero l’unico strumento per conquistare la libertà.
Naturalmente dovevo mettere in conto i silenzi, le
umiliazioni, la disponibilità, gli innamoramenti, i
tradimenti e gli abbandoni. Del resto era questo il mio
ruolo.
Prestava soldi vero? Dicono addirittura
con un tasso mensile del 20% ... Diciamo che ho
aiutato molte persone al limite del baratro. Anche
Lafayette ha fatto ricorso a me per trentamila franchi.
Come conobbe Rossini? Al tempo, grazie alle
mie amicizie intellettuali venivo invitata spesso a
feste e ricevimenti in occasione di eventi culturali. Fu
in uno di questi pranzi che venni presentata a
Gioacchino Rossini. Lui di passaggio a Parigi insieme
alla moglie, la celebre cantante Isabella Colbran, aveva
fatto tappa al "Veau qui tette", un ristorante esclusivo
al centro di Parigi.
Immagino che ci furono altri
incontri? Certo, l’anno successivo ci vedemmo sempre
a Parigi ad una cena con Balzac al quale in quel momento
ero legata sentimentalmente e successivamente durante
una breve vacanza a Aix-les-Bains.
Quale di
questi incontri fu quello fatale? Beh diciamo il
primo… Lui, abituato alle asperità caratteriali delle
donne di teatro, trovò in me quella dolcezza e quella
disponibilità di animo che tanto aveva desiderato.
E lei cosa trovò in lui? Guardi, io al tempo come
le ho detto ero legata a Balzac, il quale non perdeva
occasione per essere volgare e cafone. Gioacchino era
sicuramente di tutt’altra stoffa e poi era italiano!
Aveva 35 anni al tempo, vero? Non ero più
giovanissima, certo, ma lui intuì che dietro la mia aria
serena c’era una madre per le sue angosce e soprattutto
una femmina piena di sorprese.
Ad Aix-les-Bains
cosa successe? Ci incontrammo per caso e il destino
decise per noi. Lui era in crisi con Isabelle, anzi lei
lo aveva lasciato per un uomo più giovane. Era
disperatamente solo, deluso e svuotato.
E lei
Madame? Io ancora dovevo decidere cosa fare da
grande! Desideravo un futuro sereno e soprattutto volevo
dare ordine ai miei sentimenti. Ci intendemmo quasi
subito. Non fu un amore travolgente ma un vero e proprio
progetto di stabilità dove mi impegnai unilateralmente
ad essergli fedele ed obbediente.
Quindi ottime
basi per un ottimo rapporto... Ci sposammo a Bologna
il 21 agosto 1837, la sua ex moglie era morta l'anno
prima. Finalmente il mio ruolo fu chiarito e mettemmo a
tacere tutti i pettegolezzi. Naturalmente toccai il
cielo con un dito, ma durò poco. Purtroppo lui si ammalò
gravemente ed io mi ritrovai a fargli da madre e
compagna.
... Ben lontana da quella figura
mondana di Parigi. Credevo davvero di non farcela,
anzi mi sorprese la mia dedizione e soprattutto la
sopportazione alla fatica e al sacrificio.
Nel
1855 tornaste in Francia… Gioacchino era sempre più
ammalato e sinceramente non mi fidavo più dei medici
italiani, ero disperata!
A Parigi cambiò
qualcosa? Come avevo previsto Gioacchino riacquistò
piano piano le forze. Prima della sua passeggiata
quotidiana lo vestivo, lo assistevo nella toilette,
sceglievo la parrucca, le scarpe e l’abito. Non
parlavamo quasi mai, la nostra intesa era così forte che
non avevamo bisogno di parole. Può immaginare la mia
felicità quando ricominciò dapprima ad interessarsi di
musica e poi a scrivere indimenticabili spartiti.
Famose in quel periodo le vostre Soirées Musicales…
Erano delle esibizioni domestiche dove il grande maestro
sfoggiava i suoi virtuosismi con brevi esecuzioni. Lui
non sedeva nella sala grande con gli ospiti, ma rimaneva
nella saletta vicina e riceveva un ospite alla volta. Il
mio compito era di smistare gli allievi, gli ammiratori
e percepire ogni variazione di umore di Gioacchino.
Purtroppo si aggravò nuovamente vero? Mesi dopo
venne colpito da un tumore al retto, purtroppo fatale.
Furono mesi di dolore che nonostante la mia abnegazione
non riuscii ad alleviare. Furono tormenti
indescrivibili, tra le altre cose anch’io ero anziana,
avevo da poco compiuto 70 anni, ma davanti a lui non
ebbi mai un cenno di lamento o di stanchezza. Con il
sorriso stampato lo accudivo, lo medicavo, lo pulivo
cercando di dargli una speranza purtroppo vana.
La morte arrivò la sera tardi del 13 novembre 1868…
Respirava a fatica ma nonostante questo pronunciò una
sola parola: Olympe. E poi più nulla… Olympe
morì il 22 marzo di dieci anni dopo nella sua casa di
una Rue d'Ingres a Parigi. Fu una delle più belle donne
di Parigi. Vernat suo amante la ritrasse splendidamente,
Balzac se ne innamorò perdutamente, Rossini la sposò. Di
lei ci rimangono soltanto pochi quadri.
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L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA E' STATA
REALIZZATA GRAZIE A: .www.lospecchiodellacitta.it .


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