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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 
 

Giuseppina Raimondi
La sposa per un’ora di Garibaldi
Giuseppina Raimondi è stata la seconda moglie
di Giuseppe Garibaldi, ripudiata al termine della
cerimonia nuziale per un presunto tradimento

 


(Fino Mornasco, 17 marzo 1841 – Birago, 27 aprile 1918)

 
 


 

Madame le sue origini?
Sono la figlia naturale, riconosciuta ma non legittimata, del marchese Giorgio Raimondi Mantica Odescalchi. Per celare l’evento fui battezzata nella Chiesa succursale di Socco e non a Fino Mornasco e registrata come "figlia di ignoti".

Come fu la sua adolescenza?
Erano gli anni del Risorgimento e la mia famiglia era mazziniana convinta. Mio padre era sospettato di cospirazione dalla polizia austriaca. Ci rifuggiamo più volte nel Canton Ticino ed io spesso tornavo a Como con il compito di trasmettere messaggi ai combattenti o rifornirli di armi.

La mattina del 1º giugno 1859 accadde qualcosa…
Oh sì avevo diciotto anni quando durante un tragitto in carrozza incontrai Giuseppe Garibaldi. Per me fu una vera e propria visione!

Garibaldi scambiò questa sua estasi per qualcos’altro…
Lui si innamorò immediatamente di me, mentre per quando mi riguardava le ragioni erano solo ideali e non c’era nulla di sentimentale.

Fu il primo incontro con lui…
Garibaldi, stanco dopo tante avventure, aveva manifestato più volte il desiderio di sposarsi e ritirarsi nella pace domestica. Era un periodo in cui sentiva con particolare urgenza il bisogno di legarsi in matrimonio e vedeva in me la donna ideale.

Garibaldi in quel periodo veniva fuori da una vita sentimentale molto complicata…
Dopo la morte nel 1849 dell’adorata Anita che gli aveva dato quattro figli, la sua vita sentimentale fu ancora molto movimentata. Frequentò in seguito Madame Louise Colet, poetessa libertina e spregiudicata, la contessa Maria Martini della Torre e Paolina Pepoli, nipote di Gioacchino Murat.

Chi era la contessa Maria Martini?
Quando Garibaldi arrivò a Londra lei gli si diede anima e corpo. Pazzamente innamorata Maria abbandonò addirittura il marito ma Garibaldi che non ne era innamorato e quindi cercò di dissuaderla. La nobildonna allora tentò il suicidio, e in seguito venne rinchiusa in manicomio. Sempre a Londra frequentò Emma Roberts, aristocratica vedova inglese. La relazione divenne abbastanza seria fino alla promessa di matrimonio da parte di entrambi. Ma qualche giorno prima del matrimonio Garibaldi ci ripensò e fuggì via con un’amica di Emma, la giornalista Jessie White.

Poi fu la volta della sua cameriera a Caprera…
Esatto, nel maggio 1859 la sua cameriera Battistina Ravello, figlia di un marinaio, analfabeta e bruttina, aveva dato alla luce a Caprera sua figlia Anita. Giuseppe tentò di sposarla per senso del dovere, ma poi ci ripensò e ripiegò verso una donna dalla quale era decisamente più attratto e di cui aveva chiesto la mano l'anno precedente senza aver ancora ricevuto una risposta definitiva: ovvero l’affascinante, elegante, colta Maria Esperance von Schwartz in arte Elpis Melena, una scrittrice anglo tedesca figlia di un banchiere di Amburgo, vedova a sedici anni a causa del suicidio del suo primo marito, socio del padre.

Com’era Garibaldi?
Era un tipo piuttosto sbrigativo, non certo un sentimentale ed era poco avvezzo alle cerimonie. Era molto amato, le donne cadevano ai suoi piedi, dalle governanti alle nobildonne, dalle intellettuali alla più semplici cameriere. Ovviamente il suo aspetto fisico giocava un ruolo determinante: i lunghi capelli biondi, la faccia incorniciata da una barba selvatica, lo sguardo limpido e gli occhi dal celeste al verde.

Quell’incontro cambiò tutto…
Nonostante il mio rifiuto, lui mi scrisse in quell'autunno diverse lettere d'amore piene di passione, ma le mie risposte erano sempre fredde e distaccate.

Nonostante fosse un bell’uomo, non le piaceva affatto Garibaldi?
Tra noi c’era una differenza di età notevole. All’epoca lui aveva 52 anni, la stessa età di mio padre, ed io appena 19. E poi aveva fama di essere un indomito tombeur de femmes!

Ma forse la ragione era un’altra…
In realtà sì, ero fidanzata con mio cugino, il maggiore Rovelli, e da qualche tempo mi ero legata sentimentalmente a un ufficiale garibaldino, Luigi Caroli trasferito da poco a Milano. Lui ogni tanto veniva a trovarmi e ci incontravamo segretamente.

Chi era Luigi Caroli?
Era l’erede di una ricchissima famiglia bergamasca che aveva fatto fortuna con il commercio delle gallette del baco da seta. Possedeva una villa a Stezzano, nella campagna bergamasca e un palazzo in città nel rione di Sant’Orsola. Possidente terriero, di educazione borghese, al tempo aveva 25 anni con alle spalle una discreta cultura; avendo viaggiato per l’Europa, parlava francese e tedesco e si era distinto nella seconda guerra di indipendenza.

Poi però le sue risposte si fecero sempre più affettuose… Perché cambiò idea accettando la proposta di matrimonio di Garibaldi?
Mi sentivo minacciata e Garibaldi al tempo era più che una sicurezza. Il maggiore Rovelli aveva scoperto la tresca con Caroli ed aveva saputo dell’interessamento di Garibaldi per cui improvvisamente, senza pensarci su, accettai di sposare Garibaldi continuando però a vedere Luigi Caroli.

Situazione complicata…
Sì, ma ormai avevo deciso. Garibaldi, felice di avermi finalmente conquistata, si precipitò a Como dichiarandomi in ginocchio tutto il suo amore. Poi chiese la mia mano a mio padre, il quale senza battere occhio la concesse fissando alla svelta anche la data delle nozze: il 6 gennaio 1860. Purtroppo il matrimonio fu rimandato a causa di una caduta di cavallo di Giuseppe e per mie ragioni di salute.

Si parla di un suo stato interessante e successivamente di un aborto…
Non fu un aborto! Concepii un bambino che nacque morto. Ma non mi chieda chi fosse il padre. Posso semplicemente dirle che viste le circostanze e i tempi quel bimbo avrebbe potuto essere figlio indistintamente di Luigi o del maggiore Rovelli.

Quindi, ricapitolando, quando scoprì di essere incinta, con la benedizione di suo padre, senza perdere tempo si era affrettata a lanciare romantici messaggi amorosi a Garibaldi, il quale subito aveva abboccato all’amo portandola rapidamente all’altare.
Questa è la sua versione. Forse l’intenzione di mio padre era proprio quella di salvare il mio onore e quello della nostra famiglia. Per quanto mi riguardava, avevo certamente fatto degli errori, ma per me Garibaldi rappresentava un punto fermo e la svolta della mia vita.

Perché non lo mise al corrente dei suoi trascorsi e del suo stato?
A quel punto avrei mandato all’aria il mio matrimonio.

Quando fu celebrato?
Avvenne con rito cattolico il 24 gennaio del 1860 nella Cappella privata di Villa Raimondi Tagliaferri alla presenza di vari notabili del posto e di tutta l’alta società di allora. Le nozze vennero officiate da don Filippo Gatti, vicario di Como, e i testimoni furono il governatore di Como, Lorenzo Valerio, e il conte Giulio Porro Lambertenghi.

Ma qui successe qualcosa di imprevisto
Tutto sarebbe filato liscio se il maggiore Rovelli, spinto dalla gelosia, alla fine della funzione, non l’avesse combinata grossa. Mentre uscivamo dalla cappella, Rovelli si avvicinò e consegnò frettolosamente un foglio a Garibaldi, uscendo subito di scena. Su quella carta c’erano prove inconfutabili sulle mie due relazioni e c’era scritto chiaramente che avevo mantenuto rapporti con altri uomini anche nel momento immediatamente precedente le nozze e che la sera prima delle nozze avevo avuto rapporti intimi con Luigi Caroli.

Cosa fece Garibaldi?
Lesse il foglio all’istante e per poco non gli prese un colpo. Andò su tutte le furie. Mi prese da una parte, mi strattonò chiedendomi spiegazioni. Ovviamente non potevo non ammettere la relazione e il mio stato. Farfugliai qualcosa e lui senza attendere oltre cercò di colpirmi con un ceffone dopo avermi lanciato contro una sedia. Poi ad alta voce mi ripudiò ingiuriandomi davanti a tutti gli invitati. Fuori di sé mi disse: «Signora, voi siete una grande puttana!».

Lei cosa gli disse?
Mi risentii per i suoi modi poco urbani. “Credevo d’essermi affidata ad un eroe e non siete che un soldato brutale!” Gli urlai mentre montava a cavallo. Così il matrimonio appena celebrato si concluse nel giro di pochi istanti.

Garibaldi cosa fece?
La sera stessa ripartì per Caprera e cercando, nei mesi successivi, di dimenticare la brutta avventura, si tuffò anima e corpo nell’impresa dei Mille, che iniziò appena quattro mesi dopo ai primi di maggio del 1860. In definitiva l’Unità d’Italia deve qualcosa anche a me!

La stampa dell’epoca stese un velo pietoso su tutta la vicenda.
In effetti, pochi sanno di questo matrimonio durato meno di un’ora, ma Garibaldi era pur sempre un eroe nazionale da trattare con i guanti bianchi e dall’alto del suo coraggio esente da questa ridicola e pessima figuraccia, per giunta con una ragazzina di primo pelo!

Immagino che non finì qui…
Garibaldi, per ottenere l’annullamento del matrimonio, fece leva sul proprio prestigio e sulla propria autorevolezza dispiegando, nei processi che ne seguirono, il fior fiore degli avvocati in circolazione. Sollecitando anche, lui di fede repubblicana, l’intervento del re Umberto I, affinché risolvesse con un decreto in suo favore l’angoscioso problema.

Dopo lei cosa fece?
Dopo il triste evento, feci una vita molto ritirata a Moltrasio, paese sulla sponda occidentale del ramo di Como, in una casetta di proprietà della mia famiglia. Il mio passatempo preferito consisteva in lunghe passeggiate rilassanti durante le quali venivo ammirata dagli abitanti del luogo per la mia eleganza e le impeccabili lunghe vesti di seta delle quali andavo fiera.

Ma comunque proseguì con la sua ostinazione a non voler concedere l’annullamento…
Questo mio atteggiamento inviperì Garibaldi, il quale di certo non si comportò da vero gentiluomo. Per informare l’opinione pubblica mandò delle lettere infamanti e denigratorie nei miei confronti ai direttori di alcuni giornali, i quali per decenza non pubblicarono mai le lettere.

Cosa contenevano le lettere?
Accuse infamanti ossia che dopo il matrimonio avevo continuato ad avere numerosi amanti antichi e nuovi, che ero una vera e propria ninfomane e soprattutto che avevo intrattenuto rapporti incestuosi con mio padre.

Alla fine ottenne l’annullamento…
Sì, dopo vent’anni, il 14 gennaio del 1880 con una sentenza della Corte d’Appello di Roma, la quale, per dichiarare nullo il matrimonio, dovette addirittura rifarsi alla legislazione austriaca allora vigente in Lombardia all’epoca delle nozze. Comunque questo atto gli permise di unirsi in matrimonio con la terza moglie, Francesca Armosino, una serva di Asti di umili origini, con la quale Garibaldi aveva avuto precedentemente i figli Clelia, Teresita e Manlio che poterono così essere riconosciuti.

Dopo l’annullamento lei si risposò vero?
Libera dal vincolo con Garibaldi mi sposai nel 1881 con il patriota e avvocato Lodovico Mancini, mio cognato, dal quale ebbi la mia unica figlia, Nina Mancini.

E Caroli?
Lui finì male: dopo aver combattuto in Polonia nel 1863 venne catturato dai Russi nella battaglia di Krzykawka e, dopo una condanna a morte commutata in dodici anni di lavori forzati, fu spedito in varie località della Siberia. Morì a Kadaja, nei pressi della frontiera mongola nel 1865. Anche dalla prigionia continuava a scrivermi. Non mi ha mai dimenticata!

Giuseppina morirà il 27 aprile del 1918 all’età di settantasette anni. Fu seppellita nel cimitero di Como dove sulla sua tomba verrà scritta questa breve epigrafe “Amò l’Italia più di se stessa”. Giuseppe e Giuseppina furono davvero «sposi per un'ora». Lui noto tombeur de femmes, durante la sua vita aveva avuto tante donne, incurante che fossero promesse o mogli di amici o alleati, domestiche o nobili, belle o brutte, non esitò a portarsele a letto. Si sposò tre volte, ma forse il suo amore più grande lo riservò per Anita e di sicuro la sua delusione più grande fu Giuseppina Raimondi, una donna di grande temperamento, la quale, nella sua giostra di amanti, aveva saputo tener testa per vent’anni all’eroe dei due mondi: dopo quel burrascoso 24 gennaio, a quanto è dato di sapere, non si sarebbe mai più rivisti e questo fu sicuramente un bene per lui, per lei e per l’Unità d’Italia!





 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppina_Raimondi
http://amoillario.blog.tiscali.it/2007/11/12/il_brevissimo_matrimonio_lariano_di_garibaldi_1823649-shtml/
http://www.ilgiornale.it/news/garibaldi-e-giuseppina-matrimonio-durato-sola-ora-1085399.html
Roberto Mari http://avocado.ilcannocchiale.it/post/2717538.html
Ignazio Coppola http://archivio.siciliainformazioni.com/cultura-arte/il-matrimonio-tra-garibaldi-e-la-marchesina-raimondirato-e-non-consumato-duro-il-breve-spazio-di-un-mattino/
http://www.giuseppeparadiso.com/garibaldi-e-le-donne/
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