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INTERVISTE IMPOSSIBILI

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Clara Calamai
L'ossessione di essere diva
(Prato, 7 settembre 1915 – Rimini, 21 settembre 1998)
Pur avendo girato 47 pellicole la sua fama rimase legata indissolubilmente
a Ginevra, la bionda e diafana cortigiana del film La cena delle beffe,
nel quale mostra per 18 fotogrammi, circa un secondo, il seno nudo,
e a Giovanna, la bruna popolana adultera di Ossessione



 

 

Madame le sue origini?
Sono nata a Prato il 7 Settembre del 1915. Mio padre era un semplice capostazione. Vissi un’adolescenza comune a tante altre coetanee finché non frequentai il Centro sperimentale di cinematografia a Roma.

Come iniziò la sua carriera cinematografica?
Fu il caso a portarmi per mano nei labirinti di Cinelandia: un giorno andavo per una strada qualunque, senza scopo, senza meta, disperatissima... Mi si avvicinò un tale... mi parlò di cinematografo e mi fece una proposta di lavoro... Ecco tutto.

Era bella vero?
Dicono di sì. Nei primi anni rappresentavo una specie di femme fatale. Altera, distante, senza scrupoli incarnavo il mito della donna dell'incontro fortuito e sensuale, come nel film Addio giovinezza, in cui interpretavo la donna che strapperà lo studente Mario all'amore di una sartina.

Debuttò a ventitré anni…
Iniziai nel 1938 con particine in film minori, poi però feci trentaquattro film in cinque anni.

Era molto richiesta…
Nel 1938, dopo il debutto in Pietro Micca, film d'ambientazione storica, ebbi il primo ruolo importante in Ettore Fieramosca di Blasetti. Il successo di questo film e il blocco quasi totale delle importazioni da Hollywood a partire dal 1939 fecero sì che agli occhi del pubblico sostituissi attrici statunitensi molto in voga al tempo impersonando la parte della vamp.

La sua popolarità raggiunse il culmine dopo il 1940…
Già, nel ’42 interpretai La cena delle beffe di Blasetti, poi la consacrazione definitiva avvenne nel 1943 con il film Ossessione di Luchino Visconti.

A proposito del film La cena delle beffe di Blasetti…
Mi diede un’immensa popolarità soprattutto per i diciotto fotogrammi in cui apparivo a seno nudo. Una scena brevissima, ma che turbò per molto tempo i sogni di molti italiani. Quella sequenza di pochi attimi, circa un secondo, in cui Amedeo Nazzari mi strappa con violenza la camicetta rinascimentale destò grande sensazione ed io passai alla storia come la prima attrice italiana a mostrare il seno nudo.

… Ma non era vero…
Sì e no…. per molto tempo fui indicata come tale, ma in realtà questo primato non è mio, bensì di Vittoria Carpi, la quale era apparsa sul grande schermo a seno nudo due anni prima, nel 1941, in un altro film diretto da Alessandro Blasetti, La corona di ferro.

Perché sì e no?
Effettivamente Vittoria Carpi mostra il seno nudo, facendo spuntare un capezzolo da sotto un vestito, ma in modo molto più discreto, quasi un vedo-non-vedo. Sicuramente la terza in ordine cronologico a mostrare un seno nudo fu Doris Duranti nel film Carmela.

Poi arrivò Visconti…
L’anno dopo sì. Luchino mi scelse come protagonista di Ossessione, il film-manifesto del Neorealismo. Il grande regista mi spogliò dei panni della dark lady e mi volle meno diva e più attrice, scegliendo per me vestiti sciatti e lisi, completamente struccata e spettinata. In pratica l’immagine di una donna vera, con le sue angosce, le sue debolezze e la sua vitalità. Alla fine seppe valorizzare le mie capacità drammatiche.

Visconti aveva scelto Anna Magnani per quel ruolo…
La produzione del film fu molto dubbiosa visto che Anna avrebbe dovuto limitare fortemente la sua irruenza e le sfumature romanesche della sua parlata vista l’ambientazione padana. Poi in quel periodo la Magnani era costretta a letto da una gravidanza difficile. Visconti allora corse ai ripari affiancando al protagonista, Massimo Girotti, un nome che nessuno si aspettava: ossia il mio.

Perché non si aspettavano il suo nome…
Al tempo ero considerata la quintessenza del divismo autarchico, insieme a Luisa Ferida, Maria Denis, Alida Valli e Assia Noris... Tenga conto che il ruolo cucito da Visconti era distantissimo dalla mia immagine ovvero dovevo recitare la parte di una popolana e ambigua, doppia e passionale, portata all'estremo dal desiderio e per di più moglie insoddisfatta del proprio marito che cerca l'evasione nell'avventura sentimentale con uno sconosciuto, il tutto condito da un iper realismo.

Fu una svolta per lei…
Da allora la maggior parte dei registi mi chiamò per interpretare ruoli simili, tipo quello di un'operaia in Due lettere anonime del 1945 di Mario Camerini o quello di una contadina in Adultera del 1946 di Duilio Coletti, che mi valse il Nastro d'argento come migliore attrice, l'unico premio ricevuto nel corso della mia carriera!

Il 1945 fu un anno importante per lei…
Mi sposai con il conte ed esploratore Leonardo Bonzi dal quale ebbi due figlie e volutamente iniziai a preferire il mestiere di madre ed a trascurare il cinema. Rimanemmo insieme 14 anni poi ci furono delle incomprensioni, nel 1959 il matrimonio finì con annullamento da parte della Sacra Rota. Alcuni anni dopo mi legai a Valerio Andreoli, comandante d'aviazione.

Possiamo dire che comunque rimase legata indissolubilmente a Ginevra, la bionda e diafana cortigiana de La cena delle beffe, e a Giovanna Bragana, la bruna popolana di Ossessione?
Pur avendo girato 47 pellicole i due personaggi mi sono rimasti appiccicati addosso, due interpretazioni di cui si è sempre parlato, e che, per ragioni diverse, nessuno ha dimenticato.

I critici dicono che nel dopoguerra non ne azzeccò una.
Sbagliai varie scelte prima fra tutte rifiutai per altri impegni d'interpretare Roma città aperta. Rossellini m'avrebbe voluta ma non mi fu possibile accettare. Tenga conto che avevo un’altra mentalità rispetto al neorealismo, facevo fatica a calarmi nei ruoli di storie di partigiani. Comunque seguii il percorso artistico di molti divi del cinema fascista, utilizzati con assoluta continuità dal cinema post-fascista nei suoi primi anni per finire poi nell’oblio di piccole particine e poi via via sostituiti da nuove generazioni di star.

Molti anni dopo il suo ritiro dalle scene, nel 1975 Dario Argento la chiamò per interpretare un ruolo in Profondo rosso. Quello fu l'ultimo film interpretato dall'attrice. Subito dopo la Calamai si ritirò definitivamente dalle scene e di lei non si seppe più nulla per anni fino al 1998, quando le due figlie ne comunicarono l'avvenuta morte all'età di 83 anni.
Clara Calamai è morta il 21 Settembre 1998 a Rimini.




 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:
Da “la Stampa”
http://www.luchinovisconti.net/visconti_al/clara_calamai.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/clara-calamai_(Enciclopedia-del-Cinema)/
https://it.wikipedia.org/wiki/Clara_Calamai
https://claudio56.wordpress.com/2010/10/17/la-disfida-delle-tette/
© ARCA Cultura e Spettacolo del GR online
http://www.pilloledistoria.it/5401/cinema-tv-spettacolo/calamai-carpi-duranti-fu-seno-nudo-cinema

IMAGE GOOGLE


 

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